La Terra è ancora viva – 2. Il diluvio universale

di Fedra Mincio e CUSA

Il diluvio universale di Michelangelo

Charles Lyell, geologo del XIX secolo, fu il primo a dire che la terra non è sempre stata così come è oggi ma è stata soggetta a cambiamenti e che studiare il presente serve a comprendere il passato (The present is the key to the past, frase coniata da Archibald Geikie sintetizzando i principi di Lyell).

E in effetti oggi si può affermare che nel tempo è cambiata la posizione dei continenti, il livello del mare si è alzato e abbassato, le forme di vita sono mutate, si sono estinte, evolute. Una testimonianza di quello che potrebbe essere stato causato da un grosso cambiamento climatico, si trova… si, nella Bibbia. Ovviamente, senza prendere il racconto biblico alla lettera, si può pensare che esso si rifaccia a qualcosa di realmente accaduto. Il mito del diluvio universale, infatti, fa un po’ il giro di tutto il mondo in forme diverse e narra più o meno invariabilmente che la Terra è stata improvvisamente sommersa dalle acque, e grazie alla fede e alla tenacia di uno o più eroi (Noè nella bibbia, ma non è il solo), una parte di popolazione umana e animale si è salvata e questo ha permesso che la vita sulla terra continuasse.

Questo modo catastrofico di vedere le cose, sembra corrispondere più o meno al punto di vista attuale della scienza, o perlomeno di quella che costituisce la comunità scientifica che ha lanciato l’allarme dell’emergenza climatica.

Paradossalmente infatti i continui moniti a “far qualcosa”, a “far presto”, il continuo stato di emergenza, è in linea con una visione del mondo che si sta per distruggere se non facciamo qualcosa in tempo, come se, ammesso che in una volta ripristinassimo lo “stato naturale” delle cose, ammesso anche che ce ne sia uno, la Terra ritroverebbe i suoi equilibri immediatamente e il clima tornerebbe quello di prima. Come se la Terra non si evolvesse e fosse sempre statica. E come se questi eventi avvenissero in tempi brevissimi.

Ritornando al diluvio universale, potremmo chiederci se si tratta di uno o più eventi. Se tutto è avvenuto così velocemente o se si tratta di eventi successivi. Se è stato solo il mare ad alzarsi o se invece anche la crosta continentale si muove. Se il livello del mare è salito ovunque contemporaneamente.

Pensiamo alle isole, ad esempio, è facile immaginare che un tempo queste isole erano sotto il mare e che da lì siano emerse.

Una prova visibile del cambiamento del livello del mare è il solco di battente, un solco solitamente visibile sulle rocce prodotto dalle onde, a diversi centimetri sopra il livello attuale del mare.

Sull’isola di Rodi, nell’Egeo, ad esempio, si trovano parecchi solchi di battente sulla costa orientale da cui sono state ricostruite ben sette linee di riva fossili, ma non altrettanti sulla costa occidentale. Le due coste potrebbero aver quindi avuto storie differenti, si pensa infatti che quella orientale abbia subito diversi fenomeni di sollevamento, mentre sul versante occidentale il livello del mare potrebbe essere stato stabile per parecchio tempo. Questo ci dice che non solo il cambiamento di livello del mare non dipende esclusivamente da un innalzamento abbassamento delle acque, ma anche che il cambiamento di livello avviene in maniera molto lenta e che può essere un fenomeno molto locale. Nel caso di Rodi parliamo infatti di un cambiamento di livello di pochi centimetri in migliaia di anni.

Eventi più “veloci” si verificano continuamente negli atolli del Pacifico: si tratta infatti di cime di monti sottomarini che scompaiono e ricompaiono continuamente. È probabile perciò, che i diluvi dei miti dei polinesiani, non combacino con la storia del diluvio raccontato nella Bibbia.

La canzone “L’isola non trovata” di Guccini, parla di un evento singolare molto recente accaduto nel Mediterraneo: l’isola Ferdinandea emersa dal mare nel 1831 al largo del Canale di Sicilia in seguito a un’eruzione vulcanica e scomparsa nuovamente nel 1832, prima che i governi delle principali potenze europee riuscissero ad accaparrarsela.

Riguardo a quello che è raccontato nella Bibbia, diverse sono le ipotesi. Un’ipotesi è che ci sia stata un’eccezionale alluvione nell’area mesopotamica causata da un clima molto più umido e da maggiori flussi fluviali. Nel 1998 due geologi della Columbia University, William Ryan e Walter Pitman, pubblicarono le prove che intorno circa al 5600 a. C. ci fosse stata una forte inondazione attraverso il Bosforo. L’idea era che lo scioglimento dei ghiacciai aveva trasformato il mar Nero e il mar Caspio in vasti laghi d’acqua dolce che riversavano le acque nel mar Egeo che aumentò di livello e straripò oltre il Bosforo. L’evento avrebbe allagato 155000 km² di territorio e ingrandito le dimensioni del mar Nero. Sembra che anche altri eventi simili ci siano stati un po’ in tutto il mondo, ed è effettivamente probabile che siano dovuti a una fase “calda” della terra.

Cuvier, naturalista francese, nel 1800 analizzò i fossili marini di monte Bolca a Verona e pensò che fossero resti al diluvio universale. Pensava che questi animali fossero arrivati fin lassù in seguito al diluvio. I fossili di Bolca però, erano fossili di animali estinti, quindi probabilmente molto antecedenti ai tempi del diluvio e non compatibili coi tempi rapidi descritti nella Bibbia. È possibile che siano finiti lì in un tempo ancora precedente e che dunque ci siano stati altri eventi simili.

Buckland, geologo inglese, nei primi decenni dell’800 riconobbe in Inghilterra depositi del tutto particolari e depositi di grotta con resti di animali appartenenti anche a specie tutt’ora viventi e li attribuì al Diluvium. Riconobbe anche depositi più recenti che attribuì invece ad una fase successiva “Alluvium” .

Acquerello del ghiacciaio di Gietro, 1818

Più in là si pensò che in realtà i depositi attribuiti al Diluvio potessero essere attribuiti non a un’inondazione, bensì ai ghiacciai.

Il primo a cui venne l’idea che la terra potesse essere in precedenza occupata maggiormente dai ghiacciai fu un falegname svizzero di nome Jean Pierre Perroudin, vissuto tra il 1767 e il 1858 nel villaggio svizzero di Lourtier. Perraudin ne avrebbe discusso con l’ingegnere minerario Jean de Charpentier e, nuovamente, nel 1818, con l’ingegnere cantonale Ignaz Venetz, in occasione del disastro causato dall’improvviso svuotamento di un lago di sbarramento glaciale, formatosi per l’avanzata del Ghiacciaio di Giétro, nel Canton Vallese. In quel periodo, infatti, sembra ci sia stata una breve fase particolarmente fredda, chiamata “Little Ice Age”che contribuì all’avanzata del ghiacciaio.

Perraudin sosteneva che i massi erratici e i solchi osservabili sulle superfici rocciose della val di Bagnes, erano in tutto simili a quelli che i ghiacciai abbandonano e lasciano scoperti e che pertanto l’intera valle nel passato doveva essere stata colmata da “una grande massa di ghiacci”.

Nel 1840 Agassiz, naturalista svizzero-americano, dimostrò che i depositi dell’Inghilterra attribuiti in precedenza al Diluvium erano risultato dell’attività di antichi ghiacciai. Formulò la Teoria Glaciale, con la quale ipotizzò perciò che in passato buona parte della superficie terrestre fosse ricoperta dai ghiacciai. Questa teoria si basava sull’osservazione di quelli che ipotizzò fossero depositi lasciati appunto dai ghiacci, osservati anche da Perraudin, ovvero:

– i massi erratici sopracitati, grossi massi che rimangono a valle dopo il passaggio dei ghiacciai

– le morene, accumuli di sedimenti non classati, cioè eterogenei per forme e dimensioni, trasportati a valle per scivolamento, causato da moto di gravità dei ghiacciai

– i solchi, linee superficiali sul substrato roccioso create dal passaggio di ghiaccio e detriti

Molti fossili di animali di cui però Agassiz diceva che si erano estinti con l’arrivo dell’era glaciale, in realtà si sono estinti alla fine di essa ed erano adattati a climi freddi. Nel 1846 Forbes, geologo scozzese, riconosce che le faune del pleistocene di Lyell corrispondono al glaciale.

Secondo Agassiz c’era stato un unico evento di glaciazione, man mano però si accumularono evidenze che probabilmente ci sono stati diversi periodi glaciali intervallati da periodi non glaciali.

Si cominciò così ad affermare il concetto di Quaternario, che diviene sinonimo di Pleistocene e in cui vengono inquadrati i depositi in precedenza attribuiti al diluvio.

James Jeikie, geologo scozzese, riconobbe quattro differenti glaciazioni in Inghilterra orientale, mentre Chamberlin, professore di geologia all’università di Chicago e Leverett, geologo e naturalista statunitense, ne riconobbero altrettanti in Nord America. Un altro modello è quello di Penck, geologo e geografo tedesco, che distinse quattro periodi glaciali nel plateau bavarese messi in evidenza da quattro ordini di terrazzi fluvioglaciali, ovvero depositi formati dalle acque di fusione del ghiacciaio.

Il riconoscimento delle glaciazioni nell’emisfero nord è dovuto perciò principalmente allo studio dei sedimenti. Negli ultimi decenni, i metodi di studio sono cambiati, dai sedimenti si è passati a studiare gli isotopi.

Continua…

Bibliografia:

– Coastal uplift, earthquakes and active faulting of Rhodes Island (Aegean Arc): modeling based on geodetic inversion – Villy A. Kontogianni, Nikos Tsoulos, Stathis C. Stiros-Geodesy Laboratory, Department of Civil Engineering, Patras University, Patras 26500, Greece, Received 27 June 2001; accepted 17 April 2002

– Crustal block movements from Holocene shorelines: Rhodes Island (Greece), P.A. PIRAZZOLI‘, L.F. MONTAGGIONI, Y. THOMMERET ’ CNRS-URAI41, *, J.F. SAL&GE G. SEGONZAC 5 and C. VERGNAUD-GRAZZINI Laboratoire de Geographic Physique, I Place Aristide Brian4 Universite de la Reunion, B.P. 5, 97490 Sainte-Clotilde, SOHO (URA 388 du CNRS), Departement 4 Place Jussiey 92190 Meudon-Belleuue Reunion Island (France D.O.M.) de Geologic Dynamique, 4, 3 (France) + * Universite Pierre et Marie Curie, 75252 Paris Cedex 05 (France) October 28,1988; revised version accepted (Monaco) March 23, 1989)

– Studi e ricerche sui giacimenti terziari di Bolca – Redazione: Museo Civico di Storia Naturale di Verona

– Slide della professoressa Maria Rita Palombo, Università La Sapienza, per Eventi ed Ecosistemi del Quaternario, Generalità e Storia

– The Lyell Collection at the Earth Sciences Department, Natural History Museum, London (UK) Consuelo Sendino

– Wikipedia

– Treccani

Foto:

– 1. wikipedia

– 2. wikipedia

Informazioni su CUSA - umanesimoAnarchico

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