Contro il Green Pass! Per la libertà di scelta. Per la libertà di cura e di prevenzione.

Oggi 6 agosto 2021 il governo e lo Stato italiano fanno un ulteriore passo verso la negazione della libertà di coscienza e verso l’esclusione di parte dei cittadini dalla vita pubblica. Nonché dal diritto fondamentale di autodeterminazione della propria (e altrui) salute e dei propri (e altrui) corpi.

Con l’introduzione del così detto Green Pass, ovvero il certificato che permette di accedere a cinema, teatri, bar e ristoranti al chiuso, ma anche congressi, concorsi pubblici, fiere e concerti, soltanto alle persone che abbiano ricevuto almeno un dose di vaccino contro il Covid-19. Oppure che siano guarite dal Covid-19 stesso, o ancora che abbiano effettuato un tampone risultato negativo nelle 48 ore precedenti.

In una strategia di potere tipica delle democrazie rappresentative, senza che una determinata condizione giuridica venga formalmente resa obbligatoria per tutti, si creano di fatto i presupposti affinché essa diventi l’unica possibile per non rimanere esclusi all’interno del sistema stesso.

Così, senza che il vaccino contro il Covid-19 venga formalmente reso obbligatorio, si creano le condizioni affinché diventi di fatto impossibile vivere all’interno dello Stato italiano qualora, per svariati motivi, ci si rifiuti o si preferisca non farlo. Dal momento in cui è ragionevolmente improbabile poter accedere normalmente a tutti i luoghi ed i sevizi per i quali è prevista l’obbligatorietà del certificato verde, pensando di farsi ogni volta un tampone entro le 48 ore precedenti. Né tanto meno contrarre il Covid-19 per poter poi dimostrare di esserne guariti è condizione auspicabile per nessuno.

Attraverso questi provvedimenti, si limita di fatto la possibilità di accesso ad ampi settori della vita pubblica, non solo e non tanto ai “negazionisti” della pandemia (fin dall’inizio funzionali solo a rafforzare la linea ufficiale nella gestione dell’emergenza pandemica). Ma anche a tutti quei soggetti che – pur riconoscendo lo stato di emergenza sanitaria globale in cui da quasi un anno e mezzo ci troviamo – non considerano la campagna vaccinale come la sola o la principale via d’uscita dall’emergenza. Oppure che non considerano i vaccini in uso in Italia e nell’Occidente come pienamente sicuri per la salute attuale e futura, sia loro che delle nuove generazioni.

E si crea un precedente giuridico molto pericoloso. In base al quale lo Stato potrebbe decidere in futuro di escludere o limitare la possibilità di accesso a spazi e modalità della vita sociale, a soggetti considerati non attinenti a norme e dispositivi sanitari o di sicurezza.

Non c’è bisogno di scomodare i passaporti ariani del Terzo Reich o l’interdizione da negozi, uffici e spazi pubblici degli ebrei durante le leggi razziali nazifasciste. Per ricordare che quella dell’esclusione de facto dei soggetti e delle categorie sociali che non si adeguano alle loro condizioni o orientamenti dominanti, è una modalità da sempre ampiamente utilizzata da parte degli Stati e dei sistemi democratici, dei quali è condizione fondamentale di riproduzione e legittimazione.

Lo dimostra il respingimento, la reclusione e l’espulsione (quando non la tortura o l’affogamento) di persone che cercano di varcare i loro confini senza “regolare” permesso. Come la continua persecuzione di realtà che decidono di occupare ed autogestire case, spazi, comunità, invece di demandarne la gestione alle istituzioni. Lo dimostra la discriminazione di popoli come i rom, additati perché “non rispettano le nostre regole”. E la continua esclusione di donne e soggetti LGBT da spazi e posizioni di responsabilità all’interno della società.

Ma lo dimostra anche la progressiva quanto palesata marginalizzazione politica in Italia (e non solo) di chi negli anni ha contestato e contrastato realtà come la NATO, il G8, l’Euro.

Perché fra gli attuali critici del Green Pass non ci sono solo, e non tanto, i neofascisti di CasaPound o i reazionari sovranisti e nazionalisti di Salvini e della Meloni (come sostiene quella sinistra giustizialista che in Italia con ogni probabilità chiamerebbe alla rivolta di piazza gridando allo scandalo costituzionale, se lo stesso provvedimento fosse stato preso da un ministro di destra o di centrodestra).

Ci sono migliaia di persone esasperate da un anno e mezzo di gestione della pandemia dove chi era più ricco è diventato per l’ennesima volta ancora più ricco. E chi era più povero è diventato per l’ennesima volta ancora più povero. Ci sono i lavoratori e le lavoratrici che da mesi sono in cassa integrazione, che sono stati costretti a chiudere le loro attività, o che hanno perso il lavoro prima o dopo lo sblocco dei licenziamenti.

Ci sono persone che hanno avuto seri effetti collaterali dopo la prima e la seconda dose di vaccino (con conseguenze di lungo periodo per la salute probabilmente imprevedibili). O che semplicemente preferiscono affidare alle proprie difese immunitarie, a un più corretto stile di vita, o ad altre forme di prevenzione, il contrasto alla diffusione ed alla pericolosità del virus.

Ci sono quei soggetti che da ben prima della pandemia le sinistre hanno perso la capacità di orientare verso un cambiamento radicale e rivoluzionario. Lasciando campo aperto all’azione e all’irruzione nelle piazze delle destre e delle formazioni neofasciste.

Affermare che chi oggi critica o contesta il Green Pass sostiene la stessa linea di Salvini, della Meloni e di CasaPound è sintomo della profonda crisi, della mancanza di strumenti e capacità di analisi, in cui versano le sinistre da tempo. E di cui questa emergenza pandemica ha dato ulteriore dimostrazione.

Come se chi sostiene il Green Pass e l’obbligo vaccinale di fatto, non avesse in questo momento la stessa linea di un governo spudoratamente padronale come quello di Mario Draghi (ovvero proprio di ciò che è fra le cause principali dello sviluppo di forze politiche reazionarie, come le destre sociali e neofasciste).

Chi critica il Green Pass in un’ottica di contestazione delle istituzioni governative e disciplinari, lo fa con dei contenuti e in un orizzonte diametralmente opposti rispetto a quelli di un Salvini o di una Meloni. Là dove è ormai assodato da tempo che tanto il fascismo quanto le destre sociali nascono proprio al fine di incanalare verso la difesa e la salvaguardia di strutture di potere dominanti, tensioni che non possono essere ignorate, ma che rischierebbero di diventare tanto esplosive quanto pericolose, se cavalcate da forze di tipo rivoluzionario.

Sostenere che chi oggi critica o contesta il Green Pass sostiene la stessa linea di Salvini, della Meloni e di CasaPound – rispolverando vecchie tesi nefaste sui “deviazionisti di destra” all’interno delle forze antagoniste – significa esattamente non avere capito né cosa sia il fascismo né cosa siano le destre. Mentre è proprio fra chi oggi sostiene il Green Pass e l’obbligo vaccinale di fatto che non sembrano esserci posizioni sostanzialmente diverse e antagoniste sulla questione, rispetto alla linea sostenuta anche da governi liberisti e imperialisti, sia a livello europeo che internazionale.

Riteniamo che chi vuole vaccinarsi contro il Covid-19 – per la propria salute e per quella altrui – abbia diritto di farlo. Nella piena consapevolezza e responsabilità delle sue azioni. Ma riteniamo anche che chi non considera il vaccino come l’unica o la principale soluzione al problema della pandemia, non si fida dei vaccini attualmente in circolazione o semplicemente preferisce in coscienza non vaccinarsi, abbia altrettanto diritto di argomentare e far valere le proprie convinzioni, senza essere costretto ad agire contro la propria volontà, o senza essere considerato un untore responsabile di morti e ricoverati in terapia intensiva.

Il Covid- 19, nelle sue forme più gravi, non è una brutta influenza e la pandemia che ha causato e sta causando nel mondo è qualcosa di molto grave, che richiede urgentemente una serie di risposte tanto a livello medico e virologico, quanto sociale, economico, ecologico, culturale.

Ma se gran parte della ricerca, della prevenzione e del contrasto al virus, si sono incentrati – soprattutto per la difesa delle persone più fragili e anziane – su riconoscimento e cura dei sintomi, dispositivi di protezione individuale, distanziamento sociale e campagna di vaccinazione, ancora pochissima attenzione e priorità sono state poste nel mettere in luce le ragioni che fanno di questo virus – fortunatamente e nella grande maggiorana dei casi – qualcosa privo di sintomi, con sintomi lievi o comunque curabili senza particolari danni per l’organismo.

Forse perché la risposta sarebbe qualcosa di particolarmente scomodo per quelle strutture sociali che rendono possibili gli stessi discorsi di potere medico sulla realtà. Ad essere particolarmente dannoso e mortifero non è tanto il Covid-19 in sé (pur serio e da contrastare, con i mezzi adeguati e necessari). Bensì appunto quelle condizioni sociali, economiche, ecologiche, culturali, che quotidianamente a livello globale costringono gli esseri umani a stili di vita nefasti. Col conseguente proliferare di questo ed altri (presenti e futuri?) virus e l’abbassamento di difese e capacità immunitarie.

Quella risposta che probabilmente non consentirebbe mai a nessun vaccino di essere soluzione esaustiva o definitiva alla pandemia. Senza un profondo e radicale cambiamento in direzione di una società pienamente orizzontale, ecologica, solidale.

Non possiamo non tenere conto del fatto che questa pandemia abbia allontanato il nostro desiderio di conoscere chi ci circonda. Mentre siamo arroccati nelle mura di una claustrofobia imposta e organizzata a puntino da chi gode nel vederci lontani come torri di pietra in deserti di silenzio. Cosa possiamo fare? Non scordare e custodire tutto ciò che è legato alla socialità e al piacere dell’interazione.

 

CUSA

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gruppo pacifista, ecologista, libertario.
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