Piazza Fontana 40 anni dopo, ovvero non c’è Stato che non sia terrorista (già pubblicato il 12/12/09 su cusa.splinder.com)

Sono passati esattamente quarant’anni da quando una bomba esplose a Milano nella sede di Piazza Fontana della Banca Nazionale dell’Agricoltura, facendo 17 morti e 88 feriti, ma ancora oggi non sono stati riconosciuti i veri responsabili di quella orrenda strage. E se i responsabili vanno trovati per mezzo dei tribunali, allora quella di Piazza Fontana resterà per sempre una strage impunita. Perché quella di Piazza Fontana è stata una strage di Stato, ed è impossibile pensare che lo Stato possa processare e condannare sé stesso.

Quei morti e quei feriti furono infatti le prime di una serie di vittime sacrificate all’altare della Ragion di Stato, in nome della reazione contro i movimenti di studenti ed operai che in quegli anni stavano mettendo a soqquadro il sistemaStrage di p.za Fontana sociale. In Italia come in tante altre parti di un Mondo diviso in due blocchi contrapposti, ma ugualmente nemici dei migliori aneliti di libertà. Lo spavento del potere fu tanto, tale che i movimenti ed i gruppi rivoluzionari dovevano essere infangati agli occhi dell’opinione pubblica per cementare quest’ultima alla difesa delle istituzioni e della tradizione. E allora quale miglior modo se non quello di trasferire su di loro quella che in realtà è la vera natura più intima dello Stato, ovvero la barbarie terrorista?

A farne le spese principali furono gli anarchici, fin da subito indagati ed additati come i responsabili, ed in particolare il compagno ferroviere Giuseppe Pinelli, ingiustamente accusato e poi considerato colpevole dopo essere stato defenestrato dal quarto piano della questura di Milano.

Si è parlato a lungo di atto neofascista finalizzato a realizzare un colpo di Stato e non lo si può escludere. Ma quel che è successo quarant’anni fa – così come quello che succede oggi – può rientrare perfettamente nelle logiche di polizia di uno Stato democratico membro della NATO ed alleato militare degli USA, come era ed è tuttora quello italiano. Perché i servizi segreti e la logica del Segreto di Stato, costituiscono la quintessenza di quella Ragion di Stato secondo la quale “per un bene superiore è lecito fare qualsiasi tipo di male”. Che è il principio fondante di qualsiasi formazione statale di ogni bandiera, e che fa dunque dello Stato in assoluto la setta più diffusa al Mondo. Come dimenticare allora anche quel Palmiro Togliatti, fra i padri della Costituzione Italiana, amico personale e per anni collaboratore di Stalin, baffone costruttore di un altro dei servizi di intelligence più potenti della storia e operante a pieno regime in quegli anni?

Noi forse però qualcosa, a distanza di quattro decenni, da Piazza Fontana l’abbiamo imparato. E cioè che se rispondiamo alla barbarie del potere riproducendone il linguaggio della violenza, sarà il sistema a vincere. Mentre se ricerchiamo una piena corrispondenza tra mezzi e fini, la vittoria potrà essere di tutte le donne e gli uomini del Mondo. 

 

CUSA

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