Pomigliano-Tychy: ovvero l’infinito ricatto del capitale (già pubblicato il 24/06/10 su cusa.splinder.com)

In questi giorni allo stabilimento FIAT di Pomigliano d’Arco si è consumato l’ennesimo ricatto del capitale sulla vita, la libertà e la dignità di chi lavora. Martedì gli operai e le operaie sono stati/e infatti costretti/e a decidere tramite un referendum se perdere il proprio posto tramite la chiusura delle attività produttive, oppure mantenerlo al solo costo di accettare delle condizioni lavorative contrarie a tutte le lotte del movimento operaio ed ai diritti con esse conquistate durante gli ultimi decenni.Indipendentemente dal risultato di questo referendum – che ha visto la vittoria del sì alla produzione della nuova Panda in Campania a discapito di Tychy in Polonia, dove essa era stata delocalizzata – a perdere è stato l’intero mondo del lavoro e le sue nuove generazioni. Le quali si vedono adesso caricare sulle spalle un ulteriore precedente che rischia di diventare sempre più norma per il futuro.L’introduzione del turno di notte, la riduzione dei tempi di riposo ed il ritorno a dei ritmi lavorativi da sistema fordista mettono gravemente a rischio la salute delle operaie e degli operai di Pomigliano, tanto quella fisica quanto quella mentale.Cariche a PomiglianoIl dominio antropocentrico e tecnicista che da sempre caratterizza il potere della borghesia si manifesta palesemente in questo ricatto, dove si cerca di ridurre i propri sottoposti a delle mere macchine produttive. Consci del fatto che in Italia o in Polonia che sia, ci sono almeno altrettanti disperati pronti ad accettare le condizioni imposte dall’azienda al posto dei refrattari. E sì che nei giorni precedenti le votazioni, i colleghi polacchi avevano solidarizzato con quelli italiani tramite una lettera in cui riconoscevano la propria comune condizione di sfruttamento e vedevano nell’unione internazionale delle loro lotte, l’unica via d’uscita possibile (se la produzione della Panda viene ritrasferita a Pomigliano, sono ovviamente quelli di Tychy a finire disoccupati).

Ma mi si dirà che queste sono discorsi utopici o idealisti tanto belli quanto ingenui, e che ci sono delle condizioni storiche oggettive che impongono certi sacrifici per evitare mali ben peggiori, come hanno in un modo o nell’altro dato a intendere tutte le principali sigle sindacali, con l’importante eccezione della FIOM, che hanno sostenuto e difeso a spada tratta l’accordo proposto da Marchionne.

Avevo appena 18 anni quando al Social Forum di Firenze, non senza una certa ingenuità idealista ed utopista, andai entusiasta ad un incontro dove interveniva – ospite d’onore – Bové, un contadino francese noto allora per dare l’assalto ai McDonald. Dopo di lui prese la parola un certo “compagno Guglielmo Epifani”, presentato con toni che lasciavano intuire cose molto interessanti. Ed in effetti, il compagno Epifani si beccò gli applausi scroscianti della sala a conclusione di un intervento al cui apice sostenne che “…ci dicono che dobbiamo controllare la globalizzazione. Noi rispondiamo che la globalizzazione è come il capitalismo: non si fa controllare da nessuno!”.

Oggi quel “compagno Guglielmo Epifani” è segretario nazionale uscente della CGIL, il principale sindacato riformista del Paese, tra i più convinti sostenitori di un accordo che sancisce un ulteriore importante passo in avanti nei rapporti di forza a favore del capitale rispetto alle più elementari norme del diritto al lavoro e alla salute. Insomma, non si può neanche dire che non sia stato coerente (sic!).

Ma allora, di fronte alla viscidità di questa “coerenza” riformista, io mi tengo ben stretta la mia ingenuità “idealista” ed “utopista”. E tutta la vicenda di Pomigliano e di Tychy mi fa capire quanto sia importante che vi siano ancora delle voci e dei corpi che indisciplinatamente continuano a ricercare delle prospettive di lotta radicali, anche al di là dei compromessi di cui la traduzione storica di queste lotte può avere bisogno come sue fasi di passaggio.

Solidarietà attiva e anarchica agli operai ed alle operaie di Pomigliano e Tychy.

 

EdoArdO



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