18-19 ottobre, la fine è il nostro inizio

Post manifestazione – Risveglio da un sogno

 

Abbiamo scritto il volantino sul 19 ottobre convinti che la manifestazione fosse frutto di un incontro tra diverse realtà che si sono coordinate per scendere insieme in piazza portando ognuna le proprie istanze.

Abbiamo pensato che poteva essere l’occasione per far incontrare mondi diversi e lontani, con obiettivi comuni, in particolare i movimenti territoriali come No Muos e No Tav.

Abbiamo auspicato che oltre la semplice “sfilata” di piazza, da questo incontro potesse nascere un percorso comune e condiviso tra tutte le realtà in lotta in questo paese.

Forse per cattiva informazione o per scarsa capacità nostra di informarci, a posteriori ci rendiamo conto di esserci sbagliati su tutta la linea.

Il corteo organizzato da una realtà in particolare, il movimento di lotta per la casa, a cui altre realtà hanno semplicemente aderito, aveva un obiettivo già prefissato, quello dell’incontro con il ministro dei trasporti Lupi ed è perfettamente riuscito nel suo intento.

Ribadendo in ogni caso la nostra vicinanza a tutte le realtà presenti al corteo, compreso il movimento di lotta per la casa, siamo comunque convinti che le lotte non si possono vincere cercando prima di tutto il dialogo con le istituzioni, poiché in questo modo se ne perde il significato, e pertanto, sempre a posteriori, ci chiediamo se abbia ancora senso partecipare a eventi di questo tipo con queste modalità.

 

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Finalmente.

Finalmente dopo quasi 2 anni di silenzi – sotto i colpi sferrati dal governo dei banchieri e dell’alta finanza – mesi in cui trasudava un senso di generale impotenza, da ogni poro dei movimenti e del corpo sociale; finalmente si torna in piazza e nelle strade con una mobilitazione ampia, unitaria, e dai contenuti e le potenzialità radicali.

Come negli anni passati, con l’inizio dell’autunno, spiriti battaglieri si risvegliano dal torpore, e il Paese è scosso da nord a sud da ondate di occupazioni, iniziative, interventi di piazza, sit in, ecc. per prepararsi al grande evento collettivo.

No Tav, No Muos, lavoratrici e lavoratori, scioperanti del trasporto pubblico, sindacati di base, studenti, donne, disoccupati, immigrati ed emarginati. Tutti/e di nuovo insieme, ognuno con le proprie specificità, per dire che cambiare si può, cambiare si deve. E che i bisogni, le istanze, le tensioni e le urgenze, imposti dal continuo propagarsi di una crisi apparentemente senza fondo, sono ben più importanti delle pur legittime, molteplici differenze.

La risposta dello Stato invece, è stata e sarà la stessa di sempre. Ogni angolo pattugliato, piazze militarizzate, campagne di terrore mediatico alimentate dallo spauracchio del “black bloc”, da contrapporre al manifestante “pacifico”, ovvero disciplinato da lacrimogeni e manganelli. Ancora un’ennesima, bieca strategia per avere dei capri espiatori su cui scaricare le proprie enormi responsabilità, e mantenere saldi i sacri principi della democrazia.

C’è forse anche un’ aria nuova però, che soffia? Ed è una nuova generazione quella che può rinascere dalle ceneri delle martoriate e controverse lotte egli ultimi anni? Lasciandosi magari alle spalle molte delle logiche avanguardiste e minoritarie, che troppo spesso hanno dominato in tempi recenti, i migliori fenomeni di insorgenza giovanile.

L’esperienza delle lotte comunitarie e territoriali, del Patto di Mutuo Soccorso ed in particolare della Val di Susa – ma anche dei movimenti di Occupy e di alcuni “indignados” – hanno tracciato infatti dei possibili, seppur critici, percorsi alternativi. Dimostrando che quando le singole lotte si fondono con le esperienze autogestionarie e di comunità – fuori e contro le istituzioni politiche, e senza compromessi di sorta – quando dai conflitti specifici si passa al tentativo concreto di costruzione di una società e una vita radicalmente diverse, le stesse lotte si rafforzano – e magari vincono – proprio perché si coniugano col senso più profondo e autentico delle lotte stesse.

Vorremmo perciò che anche da questa due giorni, potesse prendere avvio un percorso che vada nella medesima direzione. La direzione dell’autogestione delle fabbriche, delle aziende e dei servizi pubblici, e in generale di tutti i posti di lavoro; senza e contro ogni espressione e gerarchia padronale. La direzione della riappropriazione incondizionata (cioè a costo zero) degli spazi sociali e abitativi, della libera e spontanea occupazione, sulla base dei diritti e dei redditi minimi garantiti.

Ci auguriamo che questo sciopero e questa manifestazione, non siano soltanto una sfilata di bandiere e gruppi più o meno politici, una parata di lotte che da domani torneranno a coltivare ognuna il proprio – pur prezioso – orticello, bensì un momento di incontro trasversale da cui far nascere la possibilità di un nuovo senso comune, che sappia costruire reticolati di sovversioni condivise e potenziate, senza nulla togliere alle singole identità ed anzi rafforzandole.

Consapevoli che l’unione di forze ed energie, non è la somma algebrica di due o più soggetti, bensì un salto verso ciò che ancora non possiamo e non possono neanche immaginare, percepire, controllare.

 

 

CUSA

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gruppo pacifista, ecologista, libertario.
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