Cambiamento climatico, inquinamento e… confusione

Baia di Lindos, isola di Rodi, Grecia. La linea scura sulle rocce si chiama “solco di battente”, indica il livello del mare circa 5000 anni fa: in parte le spiagge orientali dell’isola si sono innalzate (fenomeni di subsidenza) e in parte il mare si e` ritirato (fenomeni di eustatismo). Un altro fenomeno che si può osservare in questa spiaggia e` la chiusura dei bracci di terra che circondano la baia. Col tempo questo tratto di mare potrebbe chiudersi, formare una laguna e in seguito una palude.

Come ogni anno è arrivato il caldo estivo. Da quando Greta è scesa in piazza giurando lotta eterna per il clima, l’argomento è diventato un chiodo fisso per tutti, e lei nemica di governi e multinazionali, esempio da seguire per i movimenti ambientalisti e bersaglio di battute da parte di chi del clima se ne frega.
Si vive in costante emergenza climatica, si confondono la normale afa estiva con la siccità, le anomalie stagionali con un cambiamento climatico epocale, e tutto ciò è considerato causa diretta dell’inquinamento.
Negli ultimi giorni il telegiornale ci ha martellato con la notizia di un’ondata di caldo nelle città del Centro Nord. Ora, non c’è dubbio che lo smog contribuisca a rendere più afose che mai le città in questione. Ma va anche considerato che queste ultime non hanno sbocco sul mare, sono site sulla riva di fiumi e in mezzo alle montagne, ovvero godono di un clima continentale, che per definizione è caratterizzato da freddi inverni ed estati molto calde.
Effettivamente, vivere nell’emergenza di un possibile e irrimediabile cambiamento climatico potrebbe dare all’umanità uno stimolo a darsi da fare per smettere di inquinare e di consumare tutte le risorse della terra, migliorando di gran lunga la qualità dell’ambiente.
Purtroppo, in emergenza la gente non pensa razionalmente. E l’ingenuità con cui si affrontano certe situazioni può portare a trovare soluzioni estremamente fantasiose, che in alcuni casi possono rivelarsi ancor più pericolose per la natura.
Ad esempio, nel Sud Est della Sicilia la gente è propensa a pensare che l’erosione delle spiagge dipenda direttamente dallo scioglimento dei ghiacciai e dal consecutivo innalzamento del livello del mare. Fin qui la cosa ha senso, ma nessuno ha mai pensato che il mare si possa muovere nel tempo e che quindi non è consigliabile costruire abitazioni (abusive peraltro) a ridosso del litorale, (esattamente come non si costruisce su un dirupo). Cosa che invece sicuramente contribuisce a far scomparire la spiaggia ma non è la causa dell’innalzamento del mare. C’è poi chi addirittura ribalta completamente la sequenza causa effetto di questo processo.
Queste sconclusionate teorie sono pericolose perché non tengono di conto il fatto che la natura non è ferma e immutabile, e che il mare non è una piscina messa lì in bella vista per poterla ammirare noi. Il mare sale e scende, i fondali marini non sono piatti e la terra che noi chiamiamo ferma, ferma non è affatto. Ma soprattutto, questo modo di pensare denota un’evidente mancanza di prospettiva temporale. Per l’essere umano un cambiamento rapido avviene al massimo in una decina d’anni, per la terra dura minimo mille anni, cioè almeno 40 generazioni umane: c’è totale incompatibilità tra quello che facciamo noi, e che possiamo contribuire in parte a cambiare, e quello che fa la terra.
Vuol dire che noi non abbiamo idea (e non potremmo mai averne una precisa) di come la terra si è modificata dalla sua nascita ad oggi. Dei climi e degli ambienti che si sono alternati, delle miriadi di esseri viventi che sono comparsi e si sono estinti prima che avessimo il tempo di metterci noi lo zampino.
Ma c’è dell’altro.
Vivere nell’emergenza porta a pericolose derive il cui punto d’arrivo sono di solito le tirannie e le dittature. Durante il fascismo le donne donavano le loro fedi nuziali allo Stato per fonderle e ricavarne oro. Nella speranza di aiutare i loro mariti mandati in guerra a morire congelati in Russia o a godersi il mare e le donne (diciamoci la verità, in guerra c’è stato anche questo) di qualche soleggiata isola greca.
Un po’ la stessa cosa avviene oggi quando ci viene chiesto di risparmiare l’acqua che beviamo o il cibo che mangiamo. D’accordissimo, infatti, a chiudere il rubinetto quando non serve. Sono la prima a inorridire quando vedo buttare cibo ancora buono nella spazzatura, soprattutto sapendo che la maggioranza delle persone sul pianeta vive in povertà assoluta, ed evito l’uso di piatti e bicchieri di plastica.
Ma che succede quando milioni di tonnellate d’acqua vengono usate per raffreddare le centrali nucleari, o quando usiamo i bacini idrici per scaricarci i nostri rifiuti? Succede che a noi tutta quell’acqua ci viene tolta (o ce la neghiamo da soli) perché serve a scopi «superiori». E che gran parte di quella che noi dovremmo consumare viene inquinata: di conseguenza compriamo l’acqua in bottiglia o paghiamo una ditta privata perché ci ripulisca la falda idrica, mentre noi siamo costretti a risparmiare quello che ci è indispensabile per vivere. Quella che dovrebbe essere una risorsa comune diventa un bene per pochi.
Inoltre, ricordatevi che dietro la produzione massiccia di oggetti in materiale organico o di macchine a gas anziché a petrolio, dietro ai pannelli fotovoltaici, c’è un’intera nuova economia* che si muove con le stesse identiche caratteristiche di quella attualmente esistente. La mia riflessione infatti è questa: basta un pannello sul tetto per illuminare un’abitazione, e una turbina eolica per dare luce a un quartiere intero. Allora a che serve un impianto eolico immenso in mezzo alle colline che non viene usato da nessuna delle città immediatamente adiacenti? E i campi «coltivati» a fotovoltaico nelle regioni del centro Italia, quando in tali regioni viene usata regolarmente l’elettricità via cavo? O gli immensi impianti solari in mezzo ai deserti? Il problema dell’inquinamento, dunque, non è soltanto il risparmio di energia o il trovare fonti di energia alternativa. Ma che vi piaccia o no è quel vecchio e conosciuto sistema al quale qualcuno tempo fa diede il nome di «capitalismo». E che crea tante disparità sul pianeta.
Ora, dopo tutta questa manfrina, penserete che io non prenda in considerazione l’emergenza inquinamento o che appoggi addirittura la politica di Trump. Tutt’altro. Vorrei che rifletteste a mente fresca almeno per un attimo.
Il clima muta in continuazione, i continenti si spostano, movimenti continui e a noi spesso impercettibili della terra liberano nell’aria tonnellate di CO2. I mari si alzano e si abbassano giornalmente a causa delle maree, stagionalmente a causa dei venti e del moto ondoso, in migliaia di anni a causa di fenomeni astronomici (in particolare quelli che vengono chiamati i moti millenari della terra, che sembra siano alla base dei grandi cambiamenti climatici**).
Noi modifichiamo l’ambiente che ci circonda, inquiniamo l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo, deviamo il corso dei fiumi, spianiamo le coste, decimiamo gli animali, riempiamo gli oceani di plastica, sfruttiamo al massimo le risorse della terra. E tutto questo perché una piccola parte degli esseri umani viva relativamente bene, a discapito della stragrande maggioranza della nostra specie. In altre parole ci facciamo del male, e distruggiamo la natura con cui più abbiamo familiarità, o che ci piace.
Ma non stiamo distruggendo la terra e qui nasce l’equivoco in cui cadiamo spesso.

Parco dell’Aniene, tra i quartieri Tiburtino e Salario, in piena città di Roma

Le piante infatti crescono persino sull’asfalto***, non siamo mai riusciti a liberarci da insetti, gabbiani e topi e nel frattempo, probabilmente, Miss Evoluzione starà già architettando qualcosa di nuovo.
Vi siete mai chiesti se il panda, o l’elefante non sarebbero spariti anche senza il nostro contributo, lasciando un posto vuoto sul pianeta per specie nuove?
È qualcosa che si è ripetuto nella storia della terra: gli esseri più ingombranti, oserei addirittura più «inutili» dal punto di vista strettamente ecologico**** (NON etico), ovvero quelli che consumano più risorse, a un certo punto si sono estinti, forse perché non hanno saputo adattarsi a un cambiamento climatico, oppure si sono ridimensionati parecchio. Considerate che un panda può mangiare fino a 15 kg al giorno di bambù, oltre, occasionalmente, ad uova o piccoli animali. L’essere umano fa ben altri danni, ma a un individuo adulto basta molto meno da mangiare.
Un esempio di esseri ingombranti che si sono estinti è quello dei dinosauri che hanno colonizzato terra, aria e acqua per diversi milioni d’anni. E poi, per motivi ancora non ben chiari, in parte si sono evoluti in quelli che sarebbero diventati gli uccelli e i mammiferi, in parte sono diventati molto più piccoli fino ad assumere le dimensioni dei serpenti e delle lucertole attuali. In altre parole, hanno lasciato posto ad esseri nuovi. Allora la terra era molto più calda di ora (i famosi due gradi in più, conseguenza delle emissioni di CO2 sono niente a confronto), e poi è successo qualcosa che ne ha alterato le condizioni.
Se pensate che gli elefanti vivano sulla terra da poco tempo, sappiate che contrariamente a quanto si pensa, sono più vecchi del loro parente lanoso, il mammut. Probabilmente sono sopravvissuti al passaggio da un’era calda a una più fredda e poi di nuovo a una calda. Ma ora sono in declino, per colpa nostra, sicuramente, ma anche per altre cause.
Vorrei farvi notare, invece, come altri esseri se ne stanno buoni buoni dove sono, dai tempi in cui si sono formate le prime forme di vita complesse senza subire minimamente i cambiamenti climatici o l’inquinamento. Pensate alle meduse, o alle spugne sul fondo del mare o ancora alle libellule sulla terra.
Non voglio tediarvi oltre. Vi dico solo che le prime forme di vita sulla terra sono arrivate circa 3 miliardi e mezzo di anni fa, si chiamavano batteri. Non si sa ancora come si siano formati, ma è probabile che siano nati addirittura in mare, a profondità altissime senza ossigeno né sole, vicino a fuoriuscite di acqua ricca di minerali chiamate camini idrotermali. Nei pressi delle quali tutt’oggi esiste un’intera gamma di organismi (da invertebrati a pesci più grossi) che vivono grazie a tali batteri. E proprio i batteri, arrivati in qualche modo alle nostre superfici, hanno campato da soli per tre miliardi d’anni in un’atmosfera di CO2 che nel corso del tempo avrebbero riempita d’ossigeno. In sostanza, probabilmente sono stati loro a decidere che tipo di vita sarebbe comparsa successivamente sul pianeta. E, quando miss Evoluzione ha ideato la cellula eucariotica, col DNA ben impacchettato dentro il nucleo, la vita era finalmente pronta a manifestarsi nelle sue forme più svariate, cosa che è avvenuta in «poco» tempo*****. «Solo» circa 4 milioni d’anni fa siamo arrivati noi.

Lungotevere, Roma

Dico tutto questo non perché giustifico la decimazione del panda o dell’elefante da parte nostra. Né perché nego un cambiamento climatico in corso. Dico semplicemente che la natura non la controlliamo, che questo cambiamento climatico non ci sarà per causa nostra, e che se c’è qualcuno che trae poco vantaggio dalle nostre azioni sconsiderate, quel qualcuno siamo proprio noi. Ci illudiamo di poter tenere sott’occhio qualcosa i cui meccanismi ci sfuggono del tutto, e sui quali possiamo solo fare osservazioni e teorizzare. Viceversa, diamo per scontate cose come la fame, la povertà e i soprusi, che invece dipendono totalmente dalla nostra volontà e che sono le cose contro le quali dovremmo seriamente lottare. Sono questi, infatti, i motivi per i quali dovremmo smettere di inquinare e sfruttare smodatamente le risorse della terra. E per riuscire nell’impresa dovremmo cambiare all’abc il nostro sistema economico, e probabilmente anche il nostro stile di vita.
Chiudo con questa affermazione, che spero non intendiate in senso religioso: credo che la vita sia la cosa più bella che esista, e noi siamo capaci solo di rovinarcela pensando che ne esista una migliore in un mondo diverso da questo. Se iniziassimo a vivere davvero e autorispettarci come esseri umani, credo che riusciremmo a rispettare anche tutto quanto il resto che ci circonda.

 

 

Dafne Rossi

6 luglio 2019

Note:
* Parlo di Green Economy e di Economia circolare
** Le teorie secondo cui i moti millenari della terra influenzano il clima e sono causa di cambiamenti climatici periodici che durano appunto migliaia di anni, e che come conseguenza hanno lo scioglimento/formazione dei ghiacciai e quindi la variazione del livello del mare, risalgono ai primi del ‘900 e sono da attribuire al matematico Milanković. Attualmente sono le teorie sul clima maggiormente accettate dalla comunità scientifica.
La teoria della deriva dei continenti, secondo la quale i continenti si sono spostati nel tempo e che ha dato origine alla teoria della tettonica delle placche, invece, risale al 1912 ed è attribuita ad Alfred Wegener.
*** È estremamente evidente che la natura si riappropri delle nostre città.
L’architetto paesaggista francese Gilles Clément ha fatto parecchie osservazioni ed esperimenti a riguardo, e nel suo libro «Il terzo paesaggio» racconta come in pochissimo tempo paesaggi abbandonati dall’essere umano possono diventare paesaggi nuovi, dove la natura si ripropone in forme nuove, diverse da quelle che noi conosciamo.
**** Ovviamente non esistono esseri utili o inutili, ma ecologicamente parlando, ci sono organismi che contribuiscono a creare, trasformare e riciclare le risorse sulla terra e altri che le consumano senza dare alcun apporto all’ecosistema e tra questi non ci siamo solo noi.
*****Miss Evoluzione» è una citazione di Frank Schätzing che nel suo libro «Il Mondo d’acqua» racconta l’evoluzione della vita sulla terra, ponendo particolare attenzione proprio sui tempi che ci sono voluti perché la vita assumesse forme più complesse rispetto alla cellula procariotica, cioè ai batteri.
Secondo le ultime teorie, l’evoluzione non è lineare come diceva Darwin, ma è qualcosa che va in qualche modo «a tentativi» e «a zig zag». Lo testimonierebbero le attuali forme di vita sulla terra. Così, dai dinosauri non sono nati semplicemente i rettili, essi hanno probabilmente dato origine a due linee evolutive che si sono sviluppate più o meno contemporaneamente in ambienti differenti: gli uccelli e i mammiferi.
Riguardo la nascita della vita, le teorie sono molteplici. I camini idrotermali sono stati studiati negli ultimi anni perché in prossimità di questi vivono colonie di batteri che sono in grado di sintetizzare molecole organiche a partire da gas inorganici con un processo chemiosintetico, proprio come fanno le piante che stimolate dalla luce producono zuccheri da molecole di CO2. Su questo processo si basa un’intera catena alimentare che ha come ultimo anello i pesci mostruosi che vivono sott’acqua a migliaia di metri di profondità, nelle fosse oceaniche.
Infine, la spiegazione del fatto che la terra si sia riempita di ossigeno grazie ai batteri, è da ricercare nella teoria endosimbiontica della biologa Lynn Margulis.
Va sottolineato che tutte queste teorie non corrispondono necessariamente alla realtà dei fatti perché la scienza, al contrario della religione, si basa su ciò che è possibile dimostrare, non su ciò che è vero in assoluto.
Anche se non siamo certi sulla spiegazione, però i terremoti e i vulcani sono reali, e allo stesso modo la vita a migliaia di metri sotto il livello del mare, dunque attualmente queste teorie hanno parecchie basi empiriche: di conseguenza, anche se nel tempo dovessero venire superate o rifiutate, ci aprono comunque orizzonti possibili che non possiamo ignorare.

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