NESSUNO STATO PUO’ SALVARE IL ROJAVA! Costruiamo ovunque la Comune internazionalista delle donne e degli uomini

Quella del Rojava e della Siria del nord e dell’est è una delle esperienze rivoluzionarie e comunitarie più importanti degli ultimi decenni.

L’autogestione di intere comunità di donne e di uomini, basata sulle assemblee e sulla democrazia diretta, ha dimostrato non solo che una società ecologista, anticapitalista e libertaria oggi è più che mai possibile. Ma che può garantire meglio di qualunque Stato, i diritti e le libertà di ogni essere umano.

Lo dimostra il fatto che il “piccolo e indifeso Rojava” ha dato un contributo fondamentale alla lotta contro l’ISIS ed alla sua sconfitta. Oggi rimessa tragicamente in discussione dall’infame invasione militare da parte della Turchia di Erdogan.

Lo dimostrano i progressi raggiunti in termini di emancipazione delle donne. E lo sviluppo di un cooperativismo economico fondato sul rispetto dell’ecosistema e su un possibile equilibrio con l’ambiente.

Fondamentali sono state le influenze esercitate su Abdullah Ocalan – riferimento politico, umano e ideologico di moltissimi curdi – da parte del socialista libertario Murray Bookchin, e della sua opera basata sull’assemblearismo e sull’ecologia sociale.

Per tutti questi motivi, l’esperienza storica del Rojava è intollerabile non solo per lo Stato turco. Ma per tutti gli Stati più o meno democratici, ambasciatori di una presunta diplomazia o di un presunto diritto internazionale. Lo dimostra anche l’ennesimo “capolavoro diplomatico” degli Stati Uniti. Che hanno fatto passare per ritiro delle proprie truppe – dislocate in realtà a difesa dei pozzi di petrolio della Conoco – quello che di fatto è stato un via libera all’ennesimo massacro ed all’ennesima repressione da parte di un membro fondamentale della NATO come la Turchia.

Lo dimostra l’ipocrisia dell’Italia e di altri paesi europei, che da un lato condannano l’aggressione di Erdogan. E dall’altro dichiarano embarghi non retroattivi sulle armi, nei confronti di quello che è e resta un partner economico-militare fondamentale per le strategie geopolitiche continentali.  Sotto il ricatto del riversarsi di decine, forse centinaia di migliaia di profughi alle frontiere della sua fortezza assediata.

Per tutti questi motivi, una soluzione della crisi del Rojava che punti ad un sostegno da parte dell’Unione Europea e dell’ONU, è destinata a infrangersi contro quelle stesse illusioni che avevano portato i miliziani curdi a trovare possibili alleanze proprio nelle coalizioni occidentali a guida USA.

Solo un pieno e incondizionato rilancio della solidarietà internazionale, declinando in chiave anarchica tanto il confederalismo del Rojava, quanto esperienze come quelle delle Brigate Internazionali di Liberazione. E solo la costruzione di comuni internazionaliste in ogni spazio e in ogni momento di conflitto. Possono garantire quella pressione sul governo turco e i suoi alleati tale da farli desistere dall’obbiettivo finale di annientamento della rivoluzione e della causa curda, che è la causa di tutti i popoli.

 

 

CUSA

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gruppo pacifista, ecologista, libertario.
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