Intervento di Dafne Rossi per incontro sull’ecologia sociale all’Ateneo libertario fiorentino (rimandato)

Avrebbe dovuto tenersi ieri sabato 4 aprile l’incontro di libertArea sull’ecologia sociale all’Ateneo libertario di Firenze. Con ospite Dafne Rossi di CUSA assieme ad esponenti dei Fridays For Future, delle lotte NO TAV e di altre lotte territoriali. L’incontro è rimandato a causa della sospensione di tutti gli eventi pubblici. Abbiamo deciso di pubblicare comunque l’intervento che Dafne Rossi aveva preparato, come spunto di riflessione in vista di una nuova data per l’incontro stesso.

PREMESSA

«Tutti gli scienziati sono d’accordo nel dire che le emissioni di CO2 causano un cambiamento climatico che porta al riscaldamento della terra e che a causa di questo il pianeta potrebbe porre fine alla sua vita.”

Non tutti. E non in questi termini. Non c’è una certezza su quello che avverrà.

C’è accordo sul fatto che l’inquinamento sia una delle tante CONCAUSE dei cambiamenti climatici MA NON CHE NE SIA LA CAUSA così come non causerà la fine del mondo. Inoltre NON finirà il mondo a causa del cambiamento climatico. Finirà il mondo che conosciamo noi, nulla vieta la formazione di nuovi ambienti e nuova vita.

I motivi per preoccuparsi dell’inquinamento ci sono e in primis dovremmo preoccuparci della nostra di sopravvivenza e di quella delle forme di vita più affini a noi.

1.Cosa ci fa persuadere che l’inquinamento causi il cambiamento climatico:

TEMPO

«I ghiacciai si sciolgono più velocemente che durante le passate ere geologiche in cui si sono alternati periodi glaciali a periodi caldi»

Prima di tutto i cambiamenti climatici non sono uguali nel tempo e nello spazio.

Ci sono stati infatti cambiamenti climatici molto lunghi seguiti da altri altrettanto brevi e in particolare, nel Quaternario, l’ultima fase della storia della terra, le oscillazioni climatiche si sono fatte più «veloci», di qualche migliaio di anni. In questi «ultimi» quattro milioni di anni, tra le varie cose accadute sulla terra, è comparso anche l’essere umano, ma da meno di 1000 anni è diventato abbastanza potente da poter controllare l’intero pianeta (o da averne la pretesa).

A questo va aggiunto che le fasi di scioglimento dei ghiacci sono più rapide di quelle di formazione di nuovi ghiacciai.

I cambiamenti climatici sembrano attualmente dipendere da cause astronomiche, secondo la teoria di Milankovitch, in particolare dai moti millenari della terra che il nostro pianeta compie insieme al sistema solare: l’eccentricità dell’orbita di durata 100 mila anni, l’inclinazione dell’asse terrestre, durata 41 mila anni, la Precessione degli equinozi, di durata 23 mila anni circa. A queste si aggiungono una serie di concause «terrestri» di cui l’inquinamento non è che l’ultima. Bisogna considerare infatti i vulcani, il movimento dei continenti, l’orogenesi (ovvero la formazione delle montagne), gli scambi gassosi tra atmosfera, idrosfera, biosfera, etc… Per finire, bisogna stare attenti ai segnali: quelli che sembrano segni di un riscaldamento climatico, potrebbero essere in realtà cause di un raffreddamento o viceversa.

Questo significa che ci sono cambiamenti climatici globali durante i quali si verificano cambiamenti climatici più rapidi che dipendono contemporaneamente da cause astronomiche e da cause terrestri.

Inoltre non bisogna confondere i cambiamenti climatici globali con quello che avviene a livello locale. La storia dei ghiacciai infatti non è uniforme da un emisfero all’altro e la ricostruzione delle ultime glaciazioni si basa soprattutto sui ghiacciai delle zone settentrionali dell’emisfero nord.

Altra questione, quanto conosciamo la storia dei ghiacciai? Quanti dati precisi possiamo avere a riguardo?

Ad esempio, se un ghiacciaio si è formato un milione di anni fa, possiamo conoscere esattamente tutte le sue fasi? Possiamo avere i dati dell’ultimo scioglimento, ma non sappiamo se nella sua storia di un milione di anni ha conosciuto periodi di scioglimento parziale alternati a periodi di ricongelamento. E questo ci collega subito al prossimo argomento, i dati.

DATI

«La temperatura attuale è la più alta mai registrata»

Attenzione al «mai» e al «registrata». Noi abbiamo dati di temperatura dell’aria e dell’acqua, salinità dei mari, pressione atmosferica etc, da quando l’essere umano ha iniziato a misurare.

Gli strumenti di misura e le unità di misura sono cambiati nei secoli e inoltre oggi strumenti molto avanzati ci consentono di avere misure precisissime. Sono cambiati i tempi delle misurazioni: una volta per avere informazioni generali sullo stato dei mari ci volevano mesi e mesi di navigazione e di raccolta dati a campione, oggi un satellite terrestre può dare informazioni sullo stato dei mari a livello globale in un giorno.

Anche l’interesse delle misurazioni è cambiato.

Prima l’interesse degli scienziati era quasi privato, oggi ci sono squadre di scienziati mondiali che monitorano costantemente il pianeta in funzione di interessi politici, economici, sociali.

Oltre alle misurazioni matematiche, ogni dettaglio che possiamo ricavare dal passato diventa prezioso anche se non ci da informazioni precise come quelle che possiamo avere oggi:

I giornali, i ritrovamenti archeologici, le raffigurazioni, i racconti, la mitologia.

Per esempio, molti ritrovamenti risalenti ai tempi dei Romani si trovano oggi sotto il livello del mare.

Andando ancora più indietro, al mito del diluvio universale, si potrebbe pensare che si sia trattato in realtà di un improvviso cambiamento del livello del mare che ha invaso gran parte delle terre emerse.

C’è chi sostiene perfino che la leggenda dei ciclopi, giganti a un occhio, incontrati in Sicilia da Ulisse durante le sue peregrinazioni, sia dovuta alla presenza in quell’area di elefanti. Cosa ci facevano gli elefanti in quella zona della terra? Probabilmente in quell’epoca la Sicilia era spostata più a Sud di ora e godeva di un clima molto più caldo.

Infine, se si vedono le raffigurazioni degli abiti ai tempi dei Greci e dei Romani, si vede che vestivano molto leggeri.

Mettendo insieme queste e altre informazioni, viene fuori il quadro di un riscaldamento climatico iniziato circa 15000 anni fa, che ha avuto come conseguenza l’innalzamento improvviso del livello del mare, inizialmente più brusco, che si è poi un po’ stabilizzato, ma che continua ancor oggi (dati che si trovano sul sito dell’ISPRA).

E prima che ci fosse l’essere umano a fare da testimone? Abbiamo i rinvenimenti fossili, i dati degli isotopi, atomi radioattivi che possono impiegare anche milioni di anni a decadere, utili per le datazioni, le successioni stratigrafiche, le variazioni dei poli magnetici a causa dello spostamento dei continenti e tante altre tecniche di datazione.

Esempio banale: se troviamo conchiglie o fossili di molluschi in montagna, sappiamo che probabilmente quella montagna un tempo era sommersa. Se poi quei molluschi sono (o sono stati) abitanti dei mari caldi, si può essere certi del fatto che in quel luogo una volta il clima era caldo. Se paragoniamo quei fossili ad altri di cui si è riusciti a rilevare la data, possiamo perfino capire a che epoca geologica appartengono.

Mettendo insieme tutte queste informazioni a livello locale, e senza perdere d’occhio i grandi eventi geologici che hanno sconvolto la terra, ci si può fare un’idea dei tempi e dell’impatto dei cambiamenti climatici e allora si possono azzardare confronti.

MISURAZIONE CO2

Le emissioni di CO2 fanno aumentare l’effetto serra.

Vero. Il protocollo di Kyoto ha ratificato un sistema per ridurre le emissioni di CO2, ma anche per permettere agli Stati di commerciare e scambiare tonnellate di CO2.

Una volta si diceva, ci faranno pagare anche l’aria che respiriamo e in qualche modo è successo.

Succede infatti che ogni stato deve attenersi a una soglia minima di CO2, quando sta al di sotto di tale soglia, acquisisce una specie di bonus da usare sul proprio territorio a piacimento. Questo bonus può essere guadagnato ad esempio promuovendo progetti che mirino all’utilizzo di nuove fonti energetiche, al riuso/riciclo dei rifiuti, creazione di aree verdi e così via. Se poi questi progetti sono fatti in uno stato povero e senza mezzi, il bonus vale di più. Esempio, se la Germania promuove una politica «green», sul proprio territorio o fa lo stesso in un paese dell’Africa, e con tali progetti è calcolato che emetterà nell’aria due tonnellate di CO2 in meno all’anno, può recuperare queste due tonnellate facendo circolare tranquillamente auto a petrolio sul suo territorio. Se invece la Germania mira alle auto elettriche, può vendere queste due tonnellate di CO2 alla Cina che ne ha tanto bisogno. E così si è creato un mercato internazionale di quote di CO2.

Ma mentre gli Stati si divertono a giocare in borsa con le quote di CO2, il pianeta continua a riversare nell’aria e nell’acqua gas serra da tutti i pori. Non parliamo del metano o degli altri gas che pure sono causa dell’effetto serra e che fuoriescono dalla terra un po’ a causa dell’essere umano, un po’ per i movimenti della crosta terrestre, e atteniamoci alla CO2. Vi sfido a calcolare quanta CO2 fuoriesce nell’aria da una singola eruzione vulcanica, o quanta ne producono in un giorno tutti gli organismi che respirano ossigeno, piante comprese (che respirano durante la notte).

C’è chi dice che gli scambi gassosi in natura rispettano un equilibrio naturale. Vero, ma un’eruzione vulcanica, un terremoto, sono eventi improvvisi in cui tonnellate di gas fuoriescono tutte insieme e la terra per riequilibrare questi gas fuoriusciti in poche ore ci metterà forse milioni di anni. Proprio come accade per l’inquinamento.

2. Il clima cambia, ma il mondo finirà?

Che il mondo finirà l’hanno sempre detto un po’ tutti. I Cristiani pensavano che sarebbe finito con l’avvento dell’anno Mille, i Maya avevano calcolato pressapoco che sarebbe finito nel 2012 e ancor oggi Musulmani e Protestanti predicano l’imminente arrivo del giorno del giudizio.

In tempi più recenti invece la fine del mondo è stata collegata alla salvaguardia dell’ambiente e c’è chi, a ragione ha combattuto per un mondo più pulito, ben sapendo che questa è la condizione base perché il mondo sia più giusto, che vengano azzerate le differenze sociali e non ci siano più fame, guerre e povertà. Rivendicazioni più che mai giuste ma che non hanno a che vedere con la fine del mondo, ma con la nostra fine. Il pianeta non ci rimpiangerà sicuramente, farà il suo corso, così come potrà fare a meno degli elefanti o dei panda che sarebbero probabilmente scomparsi lo stesso prima o poi senza lasciare traccia.

Le estinzioni di massa sono sempre avvenute sul pianeta infatti, e sono dovute spesso ai cambiamenti climatici. I primi a estinguersi sono stati spesso gli animali di grossa taglia. Esempio: i dinosauri hanno popolato mari, terra e aria per milioni di anni durante i quali, fra l’altro, la temperatura sulla terra era elevatissima rispetto ad ora e le concentrazioni di Carbonio nell’aria erano molto più alte di adesso. Infatti il clima era tropicale, crescevano foreste rigogliose e felci altissime, cibo adatto a queste enormi lucertole a sangue freddo che avevano per l’appunto bisogno di calore per sopravvivere. Se pensate, oggi le lucertole più grosse che si trovino sulla terra, sopravvivono in climi molto caldi, mentre alle nostre latitudini hanno assunto dimensioni minime.Tra le varie ipotesi sull’estinzione dei dinosauri, c’è quella appunto del raffreddamento del clima che avrebbe portato a un cambiamento di flora e fauna e a una loro sostituzione. Infatti la terra è stata colonizzata da conifere e piante a fiore e al posto delle lucertole che si sono rimpicciolite, sono arrivati gli uccelli nell’aria e i mammiferi, alcuni dei quali hanno assunto dimensioni molto grandi e sono perfino tornati a colonizzare i mari a fianco dei pesci. Proprio i mammiferi sono gli esseri viventi che a noi piacciono di più e che allo stesso tempo, come per una specie di cattiveria innata, stiamo riuscendo a far sparire dalla faccia della terra. Ma, da un punto di vista strettamente ecologico (ripeto SOLO ecologico) questi sono gli esseri «meno» utili alla terra. Quelli che consumano risorse e non contribuiscono alla loro rigenerazione. Ovviamente in maniera molto meno impattante della nostra, ma comunque in qualche modo lo fanno e forse lo farebbero ancora di più se non ci fossimo noi. Non significa che quindi possiamo continuare a fare fuori questi esseri viventi, non ne abbiamo il diritto. Significa che dovremmo dare una maggiore importanza ad altri esseri che non consideriamo di solito e che invece sono fondamentali per la nostra stessa sopravvivenza. Primi fra tutti i batteri.

Pensate ora alle profondità marine e date uno sguardo a quel che c’è sul fondo. Meduse, spugne, alghe. Esseri antichissimi che si trovavano lì milioni di anni or sono e che probabilmente ancora lì resteranno. Prima di noi e dopo di noi. Se tutto ciò non basta a convincervi delle risorse del pianeta e della vita, sappiate che esiste vita laddove neanche lo immaginate e che addirittura probabilmente la vita sulla terra è nata senza ossigeno, quando quest’ultimo era un gas tossico per gli organismi e sono stati proprio i batteri a «decidere» che tipo di vita si sarebbe evoluta in seguito, apportando maggior ossigeno nell’atmosfera anziché eliminarlo.

3. Il mondo pulito è la base per un mondo giusto e viceversa

Quando il mondo occidentale, dopo lotte su lotte per l’ambiente (compresa quella di Greta), ha iniziato a prendere sul serio una rivoluzione ambientale, i magnati dell’economia sono corsi ai ripari e si sono appropriati di parole quali «green», «bio», «eco».

Così sono nate la Green economy, e l’economia circolare, basate sull’uso di energie alternative, possibilmente rinnovabili, il riuso e il riciclo dei rifiuti, con l’introduzione del concetto di «ciclo dei rifiuti», l’uso di mezzi di trasporto non inquinanti. L’economia insomma si è accaparrata il diritto di usare a suo vantaggio quelle che sono state per anni le rivendicazioni di lotte sociali e politiche.

Infatti, l’economia di adesso sta creando gli stessi bisogni di quelli creati dall’economia capitalista.

Esempio. Si dice che la fame nel mondo aumenterà in funzione del continuo aumento della popolazione mondiale. A parte che la fame del mondo c’era anche prima e soprattutto da quando la produzione è diventata di massa (cosa che avrebbe dovuto invece eliminare ogni disparità sociale ed economica), il problema sono le soluzioni proposte:

– il risparmio totale di tutto, compresa l’acqua che beviamo;

– la ricerca di nuove risorse di cibo, e in particolare in questo momento si punta su alghe e insetti.

Immaginate di vivere in un mondo in cui ci cibiamo unicamente di alghe e insetti, andando a comprare sempre il cibo al supermercato e cercando di avere sempre il frigorifero pieno.

I mari saranno battuti da cima a fondo per recuperare tutte le risorse alimentari disponibili.

Ci saranno colture di alghe per far crescere al massimo le quali bisognerà dar loro medicinali e allevamenti intensivi di insetti nutriti a ormoni per diventare più grossi e (falsamente) nutrienti. Ci sarà selezione di organismi adatti ai bisogni alimentari con drastica diminuzione della variabilità genetica e della biodiversità. Ci sarà controllo dei mari e delle terre da parte di pochi, con ridotto accesso alle fonti alimentari da parte dei cittadini che prima potevano prelevare per conto proprio eventuali alghe mangerecce da aggiungere al proprio banchetto (le alghe infatti sono una fonte di cibo da tempi memorabili e non una moda del momento), e ora saranno costretti a procurarsi questi generi alimentari al supermercato. Ci sarà gente che si potrà permettere di mangiare e altra che non potrà. Insomma saremo in una situazione pari a quella di oggi finché non si punta a una ridistribuzione equa delle risorse e a un accesso alle risorse alimentari per tutt*.

Inoltre, è vero che una parte del pianeta spreca mentre l’altra metà non mangia, ma il problema è, che fine fa l’acqua che io non spreco? Pensate solo a quanta acqua viene letteralmente buttata negli impianti di raffreddamento delle centrali nucleari e quanta ne esce contaminata da radiazioni e inutilizzabile sia per bere che per lavarsi. E a quante sorgenti vengono chiuse all’accesso pubblico per venderne l’acqua nei supermercati.

È un po’ come quando i dittatori chiedono alla popolazione di sacrificarsi per «il bene del paese». È una situazione di «emergenza».

L’emergenza è una brutta cosa che non ci fa riflettere su quello che succede realmente e non ci fa trovare soluzioni adeguate. E che fa comodo ai capi di stato per sottomettere intere popolazioni. La prassi è sempre la stessa: informazioni parziali e incoerenti, diffusione di panico, richiesta di collaborazione da parte dei cittadini, diffusione di modelli di comportamento «corretti» da seguire con relativa richiesta di sabotare e segnalare comportamenti «sbagliati», in modo da creare un capro espiatorio che si assuma le responsabilità derivanti dalle pecche dello stesso stato. Così da fare in modo che invece di collaborare tra di noi per un mondo diverso, ci mettiamo uno contro l’altro, perché la necessità di cambiare e soprattutto il modo con cui farlo viene imposta, non parte dal basso.

Per finire, le risorse alternative e i rifiuti sono e sono stati un vero e proprio business per la stessa mafia, che un tempo gestiva le discariche o le industrie del petrolio.

È notizia di pochi giorni fa che l’appalto per la gestione dei rifiuti e delle isole ecologiche in molti comuni siciliani è risultato essere stato dato a un’organizzazione mafiosa (articolo de La Sicilia).

Da considerare anche la speculazione sulle risorse rinnovabili che ha portato all’uso di terreni un tempo agricoli per impiantare pannelli fotovoltaici e alla costruzione di enormi impianti eolici che impattano gli ecosistemi alla pari di una centrale nucleare (a livello di costruzione) senza peraltro che le popolazioni ne traggano giovamento. Perché tali impianti servono interessi più alti che dare l’energia nelle case dei cittadini.

Allora che si fa? Si torna indietro e si ricomincia a usare il petrolio?

Assolutamente no. Il problema non sono le risorse rinnovabili o il risparmio energetico. Bisogna cambiare mentalità.

Dafne Rossi

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