Come libertari non ci facciamo facili illusioni sugli strumenti elettorali o di partecipazione “dal basso” messi a disposizione della società da parte dello Stato, come quello referendario. In quanto non li consideriamo come il mezzo per dare una risposta il più possibile adeguata alle problematiche ed alle necessità della vita su questo pianeta.
Crediamo infatti in un attivismo di tipo variegatamente quotidiano dove mezzi e fini tendano il più possibile a combaciare, dalle cui pratiche concrete e lotte reali possa scaturire la prospettiva di un coordinamento di diversi soggetti e spazi sociali. Ed una regolamentazione autogestionaria non impositiva o coercitiva come attrezzi di miglioramento e potenziamento della vita stessa, da raggiungere tramite processi di autocoscienza in una direzione che inverta la tendenza generale alla concentrazione del potere, propria di tutti i sistemi di dominio.
Tuttavia siamo anche consapevoli del fatto che questa inversione di tendenza – che già di per sé è rivoluzionaria – può avere bisogno per svilupparsi di passare da un gradualismo che implica anche la necessità di trovare delle mediazioni su specifici contesti e conflitti.
Il 12 e il 13 giugno c’è la possibilità di votare o meno per un referendum abrogativo riguardante tre temi (quattro quesiti) che in sé sono di importanza capitale per il repertorio delle rivendicazioni libertarie del presente e del prossimo futuro: la lotta contro la corruzione tipica di qualsiasi classe politica, il libero accesso da parte di tutti/e ad un bene primario come l’acqua, l’opposizione alla costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano.
Sappiamo bene che non basta abrogare una legge per risolvere il problema della corruzione politica, in quanto la sua soluzione non può essere affidata alla stessa causa che l’ha generata, ovvero il sistema di poteri dello Stato. Così come sappiamo che non c’è vera parità di opportunità ed accesso ecologico alle risorse della Terra se “pubblico” fa rima con “statale/aziendale” e non con “sociale/autogestito”. Né pieno antidoto al nucleare senza una ricerca e sviluppo di fonti energetiche alternative e rinnovabili che non sia espressione di un altro modo di fare business.
E tuttavia siamo dell’idea che se le leggi in questione dovessero rimanere in vigore, significherebbero un ulteriore pesante colpo a quelle stesse lotte autorganizzate che attraversano tutto il territorio italiano costituendo un’autentica linfa vitale per il movimento anarchico, ed alle loro rivendicazioni che direttamente riguardano i temi in questione.
Non sarà certo andando a votare domenica e lunedì che affermeremo una via di protagonismo e azione diretta come quella che più autenticamente cerchiamo. Ed anzi, sappiamo che spesso gli strumenti partecipativi possono avere l’effetto boomerang di restituire fiducia negli organismi democratici e liberali proprio quando i loro vertici si allontanano dalla base, rivelando le contraddizioni latenti del sistema.
Ma di fronte al continuo ed indiscriminato attacco alla dignità ed alla libertà delle persone da parte delle istituzioni governative e padronali di questo Paese, riteniamo necessario e doveroso non lasciare niente di intentato, neanche il 12 ed il 13 prossimi.
Su questa base invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici, giovani e disoccupati, studenti e studentesse, insieme a tutte le realtà e i singoli individui dell’universo libertario, ad andare e votare quattro SI’ al prossimo referendum, per raggiungere il quorum necessario e vedere abrogate tutte e quattro le leggi sottoposte a valutazione popolare.
Ma invitiamo a farlo con la volontà ed il bisogno di iniziare nuovi processi di lotta diffusi che sappiano andare oltre le giornate di domenica e lunedì, e le logiche ad esse soggiacenti.
CUSA