Il razzismo è l’antropologia del potere (già pubblicato il 15/06/09 su cusa.splinder.com)

 

Il razzismo come teoria “scientifica”, nasce nell’Occidente contemporaneo come deriva della cultura positivista a pannaggio degli Stati e dell’imperialismo borghese. Ma in realtà il razzismo come pratica antropologica, esisteva da ben prima che fosse formalizzato in tal senso. E’ esistito come conseguenza dell’antropologia negativa sulla quale si sono fondate e sviluppate le civiltà, a partire da forme di organizzazione elementari del dominio fino ad arrivare agli Stati, alle grandi religioni e capitali.

Difatti il dominio per giustificarsi ha bisogno di radicare l’idea che senza il suo potere l’uomo vivrebbe in una condizione di sopraffazione reciproca, educando a un sistema di valori e credenze che alimenta la paura o la diffidenza verso lo straniero e verso le classi subalterne, con particolare attenzione – in entrambi i casi – nei confronti del soggetto “criminale” o “deviato”.

Questo perché in quanto forma di affermazione invertita, tende a trasferire sui popoli dominati o su quelli posti sotto altri domìni, quella che in realtà è la vera natura nascosta e perversa del suo stesso potere, e cioè la barbarie.

Logico perciò che in una fase storica di reazione generalizzata e di crisi sistemica come quella che stiamo attraversando, il razzismo cresca tanto nelle classi dirigenti quanto nella società civile.

In età contemporanea l’imperialismo capitalista prima ed il nazifascismo poi (ma anche lo stalinismo), hanno razionalizzato scientificamente il loro potere e con esso la sua antropologia razziale. Ma la loro barbarie inaudita sembra non essere bastata a cancellare dal vocabolario e dalle coscienze degli uomini di oggi, il linguaggio e le credenze propri di una in-cultura razzista.

Lo dimostra la crescita negli ultimi anni delle destre dichiaratamente xenofobe, in paesi occidentali dove gli equilibri tradizionali vengono rapidamente messi in crisi dai sommovimenti incontrollabili di un tessuto sociale, nel quale in pochi anni si sono riversati milioni di immigrati ed immigrate provenienti da ogni parte del Mondo.

Ma indirettamente lo dimostra anche la crescita di valori come la patria, la bandiera e la nazione, nelle teste degli esponenti e dei votanti di tutte le sinistre istituzionali, siano esse “moderate” o “radicali”.

Per combattere il razzismo alla radice occorre invece riaffermare con forza e con contenuti e prospettive rinnovati/e, la coscienza internazionalista, antimilitarista e libertaria. In termini di un più compiuto umanesimo, che sappia parlare ancora il linguaggio della multiculturalità e multiespressività di una vita umana basata sulla libertà.

 

EDOARDO

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gruppo pacifista, ecologista, libertario.
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